NoiControLeMafie: i pericoli del riciclaggio

Il riciclaggio al centro dell’ultima mattinata di lavori di Noicontrolemafie, il IX Festival della legalità promosso dalla Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con 18 Comuni. Nell’aula magna dell’Università di Reggio, ne hanno parlato il direttore del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione, il direttore scientifico di Noicontrolemafie Antonio Nicaso e Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio Antiriciclaggio e docente UniBo.

Ad aprire la giornata, i saluti del sottosegretario alla Presidenza regionale Giammaria Manghi, che ha ricordato  “l’impegno, anche economico, con il quale la Regione Emilia-Romagna ha accompagnato questo cammino di consapevolezza, dalla decisione di costituirsi parte civile al processo Aemilia, agli sforzi perché il dibattimento si celebrasse a Reggio, dai 35 accordi sottoscritti con Comuni, Unioni e Università sui temi della legalità alle tante iniziative in campo culturale come Noicontrolemafie, che con la discesa in campo anche degli ordini professionali ha compiuto un ulteriore scatto in avanti”. Al centro di tutto, restano comunque i giovani – anche oggi erano presenti classi di Canossa, Chierici, Filippo Re, Galvani e Zanelli – ai quali si è rivolta la consigliera provinciale Chiara Morelli: “L’importante, come canta Vasco, è che ci sia chi dice no, che voi sappiate quando e come dire no, perché l’impegno delle giovani generazioni sul fronte della legalità è importante come quello che, insieme a Greta, tanti di voi stanno esprimendo sul tema delle risorse e dell’ambiente: è il momento in cui tutti dobbiamo provare a fare quei cento passi…”, ha detto.

Stefania Pellegrini, docente di Mafie e antimafia all’Università di Bologna, ha quindi introdotto il dibattito sul tema “Si può prevenire il riciclaggio? Strategie e strumenti per i cittadini e amministratori”, un argomento “molto complesso, ma centrale nell’estensione della criminalità organizzata in zone non tradizionali”. “Una estensione che è sbagliato interpretare come una sorta di colonizzazione di alcune zone del Nord da parte di un sistema criminale che viene dal Sud – ha aggiunto – A essere fondamentali sono la permeabilità e l’appetibilità di determinate aree del Nord, che non sono vittime di una sorta di contagio, ma della scelta di aprire il proprio mondo economico a fiumi di denaro che finiscono per avvelenare il mercato, il territorio e il lavoro degli onesti cittadini”.

Il direttore scientifico di Noicontrolemafie, e docente di storia delle organizzazioni criminali alla Queen’s University di Kingston (Canada), Antonio Nicaso ha quindi spiegato agli studenti “la complessità dei fenomeni mafiosi, che si avvalgono della coesione interna, ma soprattutto della forza delle relazioni esterne che riescono a instaurare”. “La mafia dimostra l’economicità della violenza, è crimine che si fa industria unendo specializzazioni nell’ambito del mercato e delle relazioni – ha detto – Non c’è mafia senza consenso sociale e capacità di fare sistema. Qui in Emilia per anni si è detto che c’erano gli anticorpi sociali per resistere, ma purtroppo quelli economici sono venuti meno perché troppi imprenditori e troppi professionisti si sono fatti due conti e hanno scelto di minimizzare i costi e massimizzare i profitti”. Non a caso, durante le tante intercettazioni alla clan Grande Aracri, qualcuno ha detto “se vengono da noi, significa che hanno bisogno di noi”: “Lo schema ormai si è ribaltato – ha concluso Nicaso – Oggi sono gli imprenditori e i politici, di ogni schieramento, a cercare i mafiosi, perché non riescono a fare a meno dei favori e dei soldi della mafia”.

Il direttore del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione, ha quindi spiegato “perché il riciclaggio è un tema di sicurezza nazionale al centro di un’attività dei servizi d’intelligence di tutto il mondo che è sempre meno militare: oggi il pericolo non è quello dell’invasione dei confini, ma della penetrazione di capitali stranieri, perché questo è uno dei sistemi per conquistare un Paese, minarne l’indipendenza depredandolo dei suoi punti di forza economici, imprenditoriali, culturali e formativi”.  Il discorso è quindi scivolato su strumenti legislativi come la golden power, sulla cosiddetta nuova Via della seta – “che è al centro di un’attività spasmodica e costante da parte del nostro Dipartimento” – sulla tecnologia 5G fino ai pericoli del deep o dark web. “La cybersecurity è un tema fondamentale perché chi controlla il cyber controlla il mondo”, ha aggiunto Vecchione strizzando l’occhio agli studenti: “Reclutiamo diversi giovani, contiamo molto sull’ entusiasmo e sulla specializzazione dei ragazzi in questo campo…”. Ma ai ragazzi, il direttore del DIS ha rivolto soprattutto due appelli: “Non comprate droga, perché quella è la principale fonte di denaro sporco da riciclare, e chi di voi è più forte cerchi sempre di sostenere chi è più debole”.

Messaggi forti e chiari per i giovani anche da parte di Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio Antiriciclaggio e docente UniBo: “Studiate e informatevi almeno voi perché in questo Paese purtroppo non studia più nessuno: e difendete sempre, anche  in famiglia se capita, forze dell’ordine e magistrati perché sono le loro divise e le loro toghe a rappresentare lo Stato e a difendere tutti noi”.

Razzante, in maniera molto simpatica e coinvolgente, ha quindi utilizzato una famosa crema italiana a base di nocciole e cacao, “la più grande invenzione del mondo”, per spiegare agli studenti cosa significa riciclaggio: “E’ buonissima e piace a tutti, ma non possiamo mangiarla tutti i giorni: se però quando mamma e papà non vi vedono, voi aprite il vasetto e ve ne gustate un po’, ma un po’ scappa e vi macchia la maglietta come potete fare perché non se ne accorgano? Andate in lavanderia e la fate lavare: i riciclatori fanno la stessa cosa – ha detto – Ecco perché il riciclaggio è un reato invisibile, ecco perché potrete portarmi la foto di una rapina o di uno scippo, ma mai di un riciclaggio”.

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