Il mondo delle professioni, pure toccato dal processo Aemilia, al centro di questa penultima giornata di Noicontrolemafie, il IX Festival della legalità promosso dalla Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con 18 Comuni, ma anche con Ordine dei commercialisti e Collegio dei geometri, organizzatori dei due eventi di rilievo in programma oggi con il procuratore capo del Tribunale di Catanzaro, Nicola Gratteri, il docente di storia delle organizzazioni criminali e direttore scientifico di Noicontrolemafie Antonio Nicaso, ed il giornalista della Rai, Giuseppe Laganà.
“Professionisti e imprenditori. Il ruolo del consulente a tutela della legalità” e “Imprese sotto attacco? Segnali di allarme, meccanismi di infiltrazione e azioni di contrasto” i temi trattati in mattinata all’hotel Astoria e nel pomeriggio nella sala conferenze del Collegio dei geometri, nel corso di due convegni ricchi di spunti di riflessione. Ad aprire i lavori i saluti della vicepresidente e del consigliere della Provincia di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi e Andrea Carletti, e dei presidenti dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili e del Collegio dei geometri di Reggio Emilia, Corrado Baldini e Marco Ennio Camorani, a testimoniare l’impegno delle due categorie sul fronte della legalità.
Ravvivato anche dall’attenta presenza degli studenti di Chierici, Filippo Re, Zanelli e Galvani-Jodi, con questi ultimi che hanno illustrato gli esiti del laboratori sulla legalità svolto in classe, il convegno della mattina sul fondamentale ruolo dei professionisti, a partire dai commercialisti, e dei consulenti nell’opera di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata. Arricchito dalla testimonianza del commercialista Riccardo Moratti che – in maniera semplice e diretta, e dunque particolarmente efficace – ha portato la sua testimonianza di “un reggiano nato a Reggio Emilia che credeva di essere in Svizzera, perché qui ci siamo fatti gli asili, l’ospedale con il CoRe, l’alta velocità, poi un brutto giorno ci siamo ritrovati al centro del più grande processo di mafia del Nord Italia”. “Noi lavoriamo fianco a fianco con gli imprenditori e se un commercialista lavora con un mafioso lo sa, perché il cliente ci dice praticamente tutto, nel bene e nel male – ha detto – Ma siamo un ente pubblico e quindi abbiamo armi di difesa; organi e strumenti di autogoverno, qui a Reggio abbiamo anche una sorta di ‘controllo di vicinato’ tra noi 780 commercialisti che funziona. Quindi abbiamo i mezzi per poter fare la cosa giusta: come Ordine possiamo espellere le mele marce, singolarmente possiamo non accettare certi clienti”.
Alla fine insomma, come Gratteri e Nicaso vanno ripetendo da nove anni attraverso Noicontrolemafie, tutto dipende dalle scelte personali che ognuno compie. Da quelle più semplici – “come decidere dove andare a mangiare una pizza”, come ricordava agli studenti in avvio di Festival della legalità il presidente della Provincia Giorgio Zanni – a quelle, certamente più delicate e complicate, a cui tanti professionisti sono quotidianamente chiamati. Il commercialista Moratti, quelle scelte le ha fatte. “Quando con la voluntary disclosure lo Stato ha reso possibile il rientro di capitali dall’estero, assicurando uno scudo penale, ma prevedendo per legge da parte dei professionisti la segnalazione di operazioni sospette a Bankitalia, io ho segnalato 8 miei clienti”, ha detto, non nascondendo le difficoltà di questo buon agire quotidiano. Come ad esempio “nel 2012, nel pieno della crisi, quando un mio cliente che si trovava in grave difficoltà si è incontrato nel mio ufficio con un sedicente commercialista che sosteneva di avere una persona in grado di arrivare anche l’indomani con un volo Crotone-Parma per rilevare tutte le sue quote e risolvere ogni problema – ha raccontato – Non è stato semplice perché mi rendevo conto che quella persona, che poi commercialista non era come ho verificato, era come se stesse offrendo una brocca d’acqua a un assetato in pieno deserto. Però, serenamente, ho dissuaso quel mio storico ed onestissimo cliente dall’accettare quella proposta e, serenamente, l’ho condotto attraverso il concordato e il purtroppo inevitabile fallimento…”.
“Questo è il prototipo del commercialista che vorremmo avere in Italia”, ha commentato il procuratore Nicola Gratteri, che si è detto “molto colpito dal racconto di Moratti, che grazie al cielo è ancora qui a parlarci, dopo aver fatto 8 segnalazioni di operazioni sospette, perché se fossimo in Calabria gli avrebbero già tagliato la testa al primo accenno di tentativo di segnalazione…”. “Nelle terre di mafia i professionisti spesso vengono uccisi perché commettono l’errore di voler giocare con due mazzi di carte: partono stando nella legalità, poi scoprono l’illegalità, si invischiano con quella, alla fine magari provano a smettere, ma non ci riescono – ha continuato il procuratore capo di Catanzaro – Fare una scelta di campo è fondamentale, Moratti l’ha fatta e questi sono i professionisti di cui abbiamo bisogno”.
Ce n’è bisogno anche per fare inchieste e processi, ha proseguito Gratteri, “perché oggi il livello delle indagini ha raggiunto un tale livello di tecnicismi che senza 4 o 5 consulenti non si può andare avanti. Forze dell’ordine e magistratura hanno necessità di commercialisti, medici legali, esperti fonici e balistici non solo estremamente competenti, ma anche onesti, di cui abbiano fiducia e stima”. “Non avete idea di quanti imbrogli si facciano con le consulenze psichiatriche di medici legali che, in cambio di soldi, scrivono che tizio è incompatibile con il regime carcerario perché a rischio suicidio, ci sono perfino cliniche private specializzate in questo genere di servizi come tante inchieste e tanti pentiti hanno dimostrato – ha aggiunto il magistrato – I commercialisti sono fondamentali perché il giudice non ha competenze e conoscenze nello studio dei bilanci, ma lo sono ancora di più quando diventano amministratori giudiziari di beni confiscati alla mafia, quando quotidianamente devono andare in azienda e sostituirsi alla proprietà. Perché pian piano l’ex titolare se lo lavora ai fianchi, ne studia hobby e tendenze, magari gli fa a avere due biglietti in tribuna vip a San Siro per andare a vedere la sua squadra del cuore e un commercialista non attrezzato dal punti di vista etico, o poco furbo, non capisce che se quei due biglietti li accetta, quello è l’inizio della fine”. Quindi, perché Gratteri è uomo di sostanza, e ad ogni iniziativa pubblica ama dare consigli pratici, “siate sempre fermi e non tentennate dinnanzi a nessuno, perché più uno è mafioso, più gentile e garbato sarà, solo il mafioso idiota fa la faccia cattiva: quando andate in azienda fatevi accompagnare sempre dalle forze dell’ordine, se andate al bar del paese a prendere un caffè, andateci con il maresciallo dei carabinieri perché così date un messaggio chiaro, perché quel caffè può spiegare più di mille parole la scelta di campo che avete fatto, quella di stare dalla parte della legalità”.
Sull’importanza del ruolo dei commercialisti nel contrasto a mafie “che non portano occupazione, non creano ricchezza se non a loro stesse, visto che con 150 miliardi di euro sono la prima azienda italiana in termini di fatturato, con un utile che supera 100 miliardi”, si è soffermato anche il presidente dell’Ordine, Corrado Baldini. “La corruzione in Italia genera sovraccosti di spesa quantificabili nel 40% e ogni anno vengono a mancare, per colpa dell’economia illegale del nostro Paese, circa 200 miliardi – ha aggiunto il presidente dell’Ordine – Noi commercialisti, chiamati a intervenire a fianco dell’impresa e nella tutela della legalità, abbiamo tre fondamentali punti di intervento: la consapevolezza, cioè essere perfettamente coscienti dei contesti in cui operiamo; la volontà, perché come diceva Mescolini qualche settimana fa nella mafia non ci si inciampa; la fermezza: le mele marce vanno staccate dall’albero”.
“Non c’è spazio per il compromesso in questi ambiti, e il nostro impegno come professionisti che rappresentano un importante anello di congiunzione fra tutti i soggetti che operano nel sistema economico, continuerà in tal senso senza incertezze”, ha concluso Baldini dicendosi “onorato, come Ordine, del lavoro che stiamo svolgendo con Nicaso, Gratteri e Rosa Frammartino, veri e propri professori di legalità ed educatori della nostra comunità”.