Noi Contro Le Mafie, il diario della quarta giornata

Ad aprire la quarta giornata del festival Noi Contro le Mafie è stato l’incontro “Gli studenti domandano. Le istituzioni rispondono” al Teatro Regiò di Reggio Emilia. A introdurre la mattinata è stata Albertina Soliani, presidente dell’Istituto A. Cervi e già Senatrice della Repubblica. “Qui c’è la forza dei giovani di oggi di resistere ai mali di una società che rischia di perdere i beni più grandi che hanno ricevuto: la democrazia, la libertà, l’uguaglianza, la non violenza e la pace. Le mafie sono contro questo grande patrimonio di valori. I giovani di oggi lo hanno ricevuto da altri giovani che decenni fa hanno dato la vita perché noi potessimo essere liberi, uguali, e vivere in pace. Tra questi giovani c’erano sette uomini, sette fratelli. Avevano un solo cognome, Cervi, e sono rimasti nella storia dell’Italia, della Repubblica, nella storia del mondo, come testimoni che hanno saputo dare la vita per valori che potevano fondare il futuro dopo la grande oppressione nazifascista alla quale avevano resistito. Portare oggi la testimonianza dei Cervi a questi giovani studenti ha il significato di una contemporaneità. Oggi i Cervi sono presenti nella loro vita, sono presenti nel loro impegno, nelle loro domande e nelle risposte che sapranno dare se anche il mondo delle istituzioni, della cultura e degli adulti saprà interrogarsi come loro. La storia nella terra dei fratelli Cervi testimonia negli ultimi anni che gli adulti e le istituzioni si sono distratti e hanno perduto il senso dell’orizzonte che gli stessi fratelli Cervi avevano dato. La presenza di questa iniziativa e dei giovani studenti sta a dire invece che quel filo si può riprendere, anzi l’hanno già ripreso, e questa è la speranza più grande che abbiamo per il futuro”.

Poi il professore Antonio Nicaso ha introdotto gli altri ospiti dell’evento (il Prefetto Raffaele Ruberto, il presidente della Provincia Giammaria Manghi e il sindaco Luca Vecchi), sottolineando quanto la presenza istituzionale sia importante nel contatto diretto con il territorio.

Tra le domande degli studenti presenti, richieste concrete attraverso interrogativi basati su necessità quotidiane, come cosa poter fare per dare una mano all’antimafia, come hanno fatto le mafie a inserirsi nelle alte sfere della politica e come essere sereni nella certezza della pena.

Il Prefetto Ruberto ha detto ai giovani che hanno la fortuna di vivere in un territorio ricco e con scarsa disoccupazione. E, come ha riportato anche il sindaco Vecchi, Reggio Emilia era in una crisi totale e continua, ma la gente ha saputo reagire. “Voi”, ha aggiunto, “dovete difendere questo modello creato per voi con la cittadinanza attiva. Dovete essere parte attiva, comportandovi pure da testimoni e riferire a chi di dovere, collaborare”. E l’importanza di quest’ultimo aspetto è stata sottolineata anche dal presidente Manghi.

Sempre a Reggio Emilia, ma dalla 15 nella sala del consiglio provinciale, c’è stato l’evento “Le mani della mafia sulla cosa pubblica. Amministrare la comunità e il territorio: valori: responsabilità e rischi”, dove è stata sottolineata la minaccia delle mafie agli equilibri e alle economie della quotidianità e delle amministrazioni. Coordinati dal giornalista Pierluigi Senatori, sono intervenuti il presidente della Provincia Giammaria Manghi, il prefetto Raffaele Ruberto, il Commissario dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e magistrato del Consiglio di Stato Michele Corradino (autore del libro “È normale… lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori” edito da Chiarelettere), il presidente del Consorzio Cooperativo Goel Vincenzo Linarello e il direttore scientifico del festival Antonio Nicaso.

Gli stessi Corradino e Linarello sono stati protagonisti dell’incontro serale di Poviglio insieme Manghi, questa volta in veste di sindaco, e al giornalista e autore Emanuele Tirelli.

Occasioni come queste – ha detto Corradino – sono veramente importanti, perché coinvolgono la cittadinanza e parlano di corruzione. Credo che sia assolutamente fondamentale raccontarla così come avviene. Dobbiamo reagire a questo processo di normalizzazione e banalizzazione. Assistiamo infatti a un periodo storico in cui non ci si rende più conto del danno sociale provocato dai corrotti, dai corruttori e dagli affaristi, che invece rubano il futuro ai nostri figli uccidendo il merito. E credo che questi siano momenti importanti perché dobbiamo creare un controllo sociale diffuso, una consapevolezza nella collettività che metta cittadini, associazioni e giornalisti d’inchiesta in contatto e cooperazione con la magistratura, le forze di polizia e l’autorità anticorruzione. È necessaria una rivoluzione culturale che trasformi il corrotto da persona simpatica che agisce come farebbero tutti se fossero al suo posto in una persona che ci ruba davvero il futuro”.

Goel – ha spiegato invece Linarello – è un gruppo di imprese sociali. Siamo una realtà formata da dieci cooperative sociali, due associazioni di volontariato, una fondazione e ventotto aziende che fanno comunità in Calabria con un obiettivo, una missione, quella del cambiamento della regione. Un cambiamento che ovviamente fa i conti con la presenza della ‘ndrangheta, che al contrario il cambiamento non lo vuole e costruisce invece la precarietà. Quello che abbiamo tentato di fare in questi anni è dimostrare che l’etica non è solo giusta, ma è anche efficace. Lo abbiamo fatto con i progetti sociali, l’accoglienza dei minori a rischio e dei migranti, la cura delle persone con disturbi psichiatrici e attività imprenditoriali che vanno sul mercato e dimostrano quanto l’etica sia una vicenda competitiva, che produce posti di lavoro, ricchezza e sviluppo. Abbiamo il tour operator I viaggi del Goel, che oggi gestisce pacchetti di turismo composti da aziende turistiche che si mettono contro la ‘ndrangheta; abbiamo l’Ostello Locride appena messo in funzione in un bene confiscato; abbiamo Goel Bio, cooperativa di aziende agricole vittime di ‘ndrangheta o che si oppongono attivamente alla ‘ndrangheta; abbiamo la marca di moda etica Cangiari che recupera l’antica tradizione della tessitura a mano…

Tutte queste attività, non solo disegnano il progetto di una nuova Calabria, ma dimostrano alla cittadinanza che la ‘ndrangheta non è l’alternativa vincente, bensì quella perdente, e che c’è un’etica capace di dare futuro e sviluppo”.

La stessa sera, a Bagnolo in Piano, lo scrittore e autore teatrale Alessandro Gallo ha condotto l’incontro “Il sindaco gentile che voleva cambiare la politica”, un evento introdotto dal sindaco Paola Casali e sviluppato con il docente dell’Università di Salerno Vincenzo Ravveduto (autore del libro “Il sindaco gentile. Gli appalti, la camorra e un uomo onesto” edito da Melampo) e Anna Maria Torre, figlia di quel Marcello Torre, sindaco e vittima innocente di camorra al quale è dedicato il documentario di Rai Storia “Seduto su una polveriera. Storia di Marcello Torre” proiettato durante la serata.

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